Comunicato stampa Palermo, 5 novembre
2015
Tra
Terra e Cielo. La visione trascendente tra Palermo, Monreale e Cefalù
Palermo, Monreale, Cefalù dall’11 al 27
novembre
C’è
stato un tempo in cui in Sicilia non c’era “tolleranza” delle
diversità, ma una partecipazione sociale condivisa
dell’appartenenza, una confluenza di culture diverse che nell’arte
trovano la loro massima espressione. A pochi mesi dall'ingresso
nella World
Heritage List dell'Unesco
del Percorso
Arabo Normanno di Palermo, Cefalù e Monreale,
si svolgerà per tutto il mese di novembre “Tra
Terra e Cielo. La visione trascendente, percorsi Arabo Normanni tra
Monreale, Palermo e Cefalù”,
una iniziativa direttamente promossa dalla
Regione Siciliana - Assessorato Beni Culturali e Identità siciliane
(Servizio
VI –Valorizzazione del Patrimonio culturale del Dipartimento Beni
Culturali) con
la Sovrintendenza BB.CC. di Palermo,
realizzata da Mda
Produzioni Danza
in collaborazione con i Comuni
coinvolti
e le Diocesi
di Palermo, Cefalù e Monreale,
che propone un approccio contemporaneo a queste straordinarie
testimonianze dell'opera di più uomini, che hanno tessuto spazi e
tempi fondendo Trascendenza ed Esistenza in un unicum.
Il
Palazzo Reale con la Cappella Palatina, il Palazzo della Zisa, il
Ponte dell’Ammiraglio e poi le costruzioni dedicate al culto, cioè
la chiesa di San Giovanni degli Eremiti e quella di San Cataldo, la
chiesa di Santa Maria dell’Ammiraglio, la cattedrale di Palermo, la
Cattedrale e il chiostro di Cefalù e Monreale, sono opere che
surclassano ogni definizione che le circoscriva all’ambito
dell'architettura, dell'estetica, dell'arte o della storia. Per il
progetto “Tra
Terra e Cielo. La visione trascendente” tra Monreale, Cefalù e
Palermo dall’11 al 27 novembre
saranno organizzati 18 iniziative a ingresso gratuito che invitano il
pubblico ad approfondire in modo “diverso” la conoscenza di
questi luoghi attraverso un approccio esperienziale fatto di musica,
danza, teatro e workshop, affinché si possa vivere una “permanenza
nella visione”.
Come
diceva il pittore svizzero Paul Klee “Scopo dell’arte non è
rappresentare il visibile ma rendere visibile l’invisibile”. Da
questa suggestione è nato il progetto che invita il pubblico tutto,
laico e credente, ad approfondire la conoscenza di questi luoghi
attraverso esperienze diverse, per riuscire ad avvicinarsi in modo
“nuovo” a un patrimonio che “supera se stesso” in ogni
contesto, che si ripropone originale e autentico in ogni epoca, moda
o cultura, perché da sempre estraneo alla rigidità di un solo
canone e intimamente ispirato alla solarità e sensualità propria
del Mediterraneo. La trascendenza non è uno stato, ma una dinamica:
in senso cristiano, spirituale, animistico, comunque apre un varco
verso un altrove e inaugura così un nuovo corso. Protagonisti di
questo primo progetto, oltre ai contributi scientifici, conoscitivi e
specialistici, saranno la danza, la musica, la poesia e il teatro,
per far sì quelle opere tornino a essere “luoghi e spazi de la
vita di omini e donne per cui vennero pensati”. Perché la visione
trascendente, che nulla ha a che fare col primato dell'immagine della
nostra epoca, è strettamente correlata all’esperienza visiva e
sensitiva che l'opera suscita nella persona: all'ombra di cattedrali,
negli interni vertiginosi, nella silhouette che si staglia sul
panorama, lo stupore per la quantità e la qualità di forme e
cromatismi, il senso di apprensione per quanto il nostro occhio potrà
cogliere e per quant'altro perderà. E’ una visione distante dalla
contemplazione, perché ci si ritrova catturati in una serie infinita
di rimbalzi, dal particolare al totale, e in questo dinamismo – non
solo ottico – si sorpassa il limite della conoscenza e della realtà
tangibile.
PERCHE’
VISIONE TRASCENDENTE
Il 3
luglio scorso è giunta la conferma dell'ingresso nella World
Heritage List dell'Unesco del percorso Arabo Normanno di Palermo,
Cefalù e Monreale, che diventa così a tutti gli effetti patrimonio
dell’Umanità. La portata di questa ufficializzazione è evidente e
le numerose ed entusiaste reazioni che sono state espresse a diversi
livelli hanno raccontato la valenza politica, economica, sociale e
culturale attribuita a questo riconoscimento. Per tutti: la
conclusione della dichiarazioni di Giovanni Puglisi, presidente della
Commissione Nazionale Italiana per l'Unesco: «Questo riconoscimento
è anche un grande messaggio di bellezza e di pace, che dalla Sicilia
arriva al mondo» e di Aurelio Angelini, direttore dell’Unesco
Sicilia: «… il riconoscimento a un modello antesignano di
convivenza tra popoli e religioni diverse».
Nella
Dichiarazione di valore universale eccezionale che ha consentito la
candidatura e giustificato l'inserimento nella World Heritage List,
si legge: L’insieme
degli edifici costituenti il sito seriale arabo normanno
rappresentano un eccezionale valore universale come esempio di
convivenza e interazione tra diverse componenti culturali di
provenienza storica e geografica eterogenea (sincretismo culturale)
[…] Tale fenomeno ha generato uno stile architettonico originale in
cui sono mirabilmente fusi elementi bizantini, islamici e romanici,
capace di volta in volta di prodursi in combinazioni uniche, di
eccelso valore artistico e straordinariamente unitarie.
Questi
“contributi” hanno confermato l'indirizzo del progetto, nato un
anno fa da altre suggestioni più immediate, come la valorizzazione
della cultura e della bellezza, la salvaguardia del rapporto
esperienziale verso il territorio e verso il patrimonio e, non
ultimo, il valore della “visione” come metodo e approccio
unitario a un’epoca particolarmente significativa come quella della
nascita del Regno di Sicilia. L’eredità arabo normanna, al di là
di ogni facile sollecitazione e confronto con la cronaca attuale,
rappresenta l'occasione per una “rinnovata” riflessione sull'uomo
e sull'idea di comunità, in cui la qualità della vita si incrocia
con la qualità della cultura e, per dirla con Puglisi, si “dà
un'immagine bella e positiva dei luoghi che raccolgono questi
patrimoni”. La straordinaria alchimia di genti, saperi e culture
che hanno dato vita all'esperienza arabo-normanna, e che
nell'architettura monumentale ha trovato la sua più alta
rappresentazione, sono la sostanza e l'aspettativa del progetto.
LA
COMUNITA’
Tentare
di leggere e giustificare lo “straordinario” con gli occhi e le
parole di oggi rischia di addomesticare vita e storia entro perimetri
a volte pretestuosi. Dell'esperienza arabo normanna si parla come
esempio di “tolleranza”, che nel senso del riconoscimento degli
stessi diritti a tutte le comunità religiose è un concetto nato in
età moderna e presuppone la dignità intellettuale, la libertà
della persona e il diritto alla coscienza individuale che nel
Medioevo non potevano essere sviluppati.
Lo
sviluppo culturale, artistico e sociale di Cefalù, Palermo e
Monreale potevano contare su una coesistenza di fatto”, quindi una
più o meno indisturbata convivenza di appartenenti a religioni
diverse, differenti inclinazioni, abitudini, feste, esercizi,
spettacoli: contrapposti infiniti e continui, che però si
armonizzavano a vicenda non nella “tolleranza”, bensì nel
rispetto se non nella “concordia”.
La
tolleranza, oggi considerata giustamente uno dei valori etici più
alti, non ha avuto la sua origine nel Medioevo, bensì in età
moderna, ma il rispetto interetnico e interreligioso, che è premessa
allo sviluppo dell’idea di tolleranza, era già praticato in
regioni multietniche e multiculturali come la Sicilia. Nella
coesistenza, ma anche nelle dispute e nelle lotte tra gli
appartenenti alle tre grandi religioni (tutte nate nel Mediterraneo)
l’ebraismo, il cristianesimo e l’islam, si è preso coscienza
della pluralità delle esperienze religiose che trovarono un elemento
comune nel credo in un unico Dio creatore.
Anche
la definizione di sincretismo culturale “ l'incontro fra culture
diverse che genera mescolanze e l'interazione / fusione fra elementi
culturali eterogenei” come “terreno” della fioritura artistica
e culturale della Sicilia normanna sembra non aderire alla natura
dell'epoca e appare come un attributo piuttosto che uno status della
Sicilia dell'anno 1100. Nei fatti, la produzione artistica e la
condizione sociale non si rappresentano come frutto di una sorta di
pacificazione implicita tra vincitori e vinti: non ci fu nessuna
coesione o convergenza di elementi dottrinali diversi dettati da
esigenze pratiche, non si tentava di comporre un sistema ideologico o
un apparato unitario. Le testimonianze e le ricostruzioni dell'epoca
non evidenziano alcuna sintesi e l'incontro di culture e costumi
diversi non ha dato luogo a ibridi.
Difficile
da intendere per noi contemporanei; è una comunità di coesistenza,
in cui le “diversità” non rappresentano contrapposizioni o
rivalsa di minoranze etniche, sessuali, religiose, culturali o
estetiche da conciliare, bensì peculiarità e caratteristiche della
stessa comunità, in grado di produrre civiltà senza omologazioni a
uno schema dominante. Così lo scrittore inglese John Julius Norwich
sul regno normanno di Sicilia «Il castello di un nuovo barone, un
villaggio degli Arabi, un’antica città greca o romana, una fresca
colonia lombarda potevano ritrovarsi in Sicilia nello spazio di poche
miglia soltanto: nella stessa città, colla vecchia popolazione
nativa, un quartiere di Saraceni e di Ebrei, un altro di Franchi, di
Amalfitani o Pisani; e per tutto in quelle genti diverse, con un tipo
lor proprio, le tranquille apparenze di concordia reciproca». Così
invece Ibn Giubair, musulmano spagnolo che visitò l’isola nel
1185, descrive la corte di Guglielmo II: «Palermo è la dimora di
molti cittadini musulmani che hanno moschee, mercati propri e molti
sobborghi.
Il re è ammirabile per la sua buona condotta e per il suo valersi dell’opera dei musulmani».
Forse nel regno normanno di Sicilia si verificò una vera e propria “fusione culturale” tra cultura occidentale e cultura orientale e quanto ci è giunto oggi, per quanto mirabile, ne è solo una parte.
Il re è ammirabile per la sua buona condotta e per il suo valersi dell’opera dei musulmani».
Forse nel regno normanno di Sicilia si verificò una vera e propria “fusione culturale” tra cultura occidentale e cultura orientale e quanto ci è giunto oggi, per quanto mirabile, ne è solo una parte.
L’ARTE
«Il
mondo risuona. Esso è un cosmo di esseri che esercitano un'azione
spirituale. Così la materia morta è spirito vivo… La sensibilità
è dunque un ponte tra l'immateriale e il materiale e tra il
materiale e l'immateriale» (Wassily Kandinsky).
L'unità
di forme e colori nell’arte arabo-normanna ha una sonorità che
agisce sull’anima, la mette in vibrazione. L'adozione della
frontalità dell'immagine, della fissità dello sguardo, l'esperienza
bizantina del Cristo Pantocratore, mostra come l'arte in quell’epoca
non doveva più narrare, ma rappresentare la manifestazione del
divino “astratto e immateriale “, per cui la rappresentazione non
doveva più seguire le leggi della percezione sensoriale, bensì
quelle della visione spirituale: la ieraticità dei volti e delle
espressioni, l'assenza di qualsiasi dichiarazione di emotività,
l'assenza di tridimensionalità per cui le figure, proprio perché
immateriali, non potevano mantenere uno spessore proprio delle cose
terrene, ma apparire quasi come immagini proiettate, come
apparizioni.
CREDITS
Iniziativa
direttamente promossa Regione Siciliana - Assessorato Beni Culturali
e Identità siciliane
Responsabile Unico Procedimento Arch. Bernardo Agrò
Responsabile coordinamento generale Gabriella Cassarino
Ideazione e attuazione MDA Produzione Danza
Con la collaborazione di Sovrintendenza BB.CC. di Palermo, Comune di Palermo, Comune di Monreale, Comune di Cefalù, Arcidiocesi di Palermo, Diocesi di Cefalù, Arcidiocesi di Monreale
Responsabile Unico Procedimento Arch. Bernardo Agrò
Responsabile coordinamento generale Gabriella Cassarino
Ideazione e attuazione MDA Produzione Danza
Con la collaborazione di Sovrintendenza BB.CC. di Palermo, Comune di Palermo, Comune di Monreale, Comune di Cefalù, Arcidiocesi di Palermo, Diocesi di Cefalù, Arcidiocesi di Monreale
Ufficio stampa
Lavinia D’Agostino 3474771063
Gianni Nicola Caracoglia 3426155638
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